Progetto DEA

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*ogni nome citato è di pura fantasia per ragioni di privacy

Alessia è una donna di 40 anni. Ha un figlio, Mattia, di 13 anni che frequenta la terza media. Da anni vive in trappola, una trappola invisibile …. quella della violenza psicologica. Da quasi 20 anni vive con un uomo, padre di suo figlio, che dopo poco tempo dall’inizio della loro storia ha iniziato a cambiare atteggiamento verso di lei. Ha iniziato ad offenderla, a sminuire il suo valore e a criticare qualsiasi cosa facesse.
Le ha sempre rivolto frasi come:

TU
“non vali niente”
“non sei all’altezza”
“non meriti niente”
“non sei capace”
“non sei una brava madre”

Queste frasi ripetute, giorno dopo giorno, hanno iniziato a farsi strada nella mente di Alessia che, alla fine, ha iniziato a credere fossero vere.
Alessia ha iniziato a dubitare del suo valore, delle sue capacità e del fatto che potesse meritare qualcosa di diverso nella vita. E così, ha iniziato a perdere il controllo della propria vita, della propria identità e della propria autonomia.
Alessia non guida, perché il compagno le ha sempre ripetuto che non sarebbe stata in grado di prendere la patente.
Con questa scusa, è sempre stato solo lui ad accompagnarla ovunque dovesse andare. In questo modo, poteva controllare dove andava, cosa faceva e chi incontrava.
Alessia non lavora, perché il compagno le ha sempre ripetuto che non sarebbe stata mai scelta per un lavoro perché non aveva titoli di studio e capacità sufficienti. Con questa scusa, è sempre stato solo lui a lavorare e a guadagnare. In questo modo, il compagno poteva rendere ancora più dipendente Alessia, perché non aveva delle risorse economiche proprie, non aveva accesso al conto corrente e al bancomat e per ogni spesa doveva chiedere il permesso.
Ogni sera Alessia piange in silenzio, sente di essere in trappola e …. non sa come uscirne. Si sente sola, smarrita … non sa da che parte cominciare, a chi chiedere aiuto.
Non ha una sua indipendenza economica e le risorse necessarie per andare altrove, pagare un affitto di una casa per lei e suo figlio e provare a ricominciare da capo.
Una sera, Alessia sente il figlio Mattia piangere in camera sua.
Il giorno dopo Mattia, tornato da scuola, dice alla mamma:
“non preoccuparti Mamma, dopo che avrò preso la licenza media, voglio lasciare la scuola e andare a lavorare, così inizierò a guadagnare qualche soldino e potrò aiutarti …. vedrai, ce la faremo!”
Le parole del figlio sono state la molla per Alessia che, ha preso il coraggio a quattro mani, e ha deciso che era arrivato il momento di reagire, di trovare il coraggio per ricominciare da capo.
Alessia è una delle donne che partecipa al Progetto DEA.